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A conclusioni opposte pervengono Luisanna Onnis e Patrizio Tirelli in un paper del dicembre 2008 (Challenging the popular wisdom. New estimates): negli ultimi dieci anni la dimensione relativa del sommerso è diminuita. L'elemento chiave non è la tassazione ma la crescita economica. Il lavoro irregolare - sottolinea l'economista Pietro Garibaldi - tende ad aumentare «quando la produttività diminuisce». In sostanza, l'opzione del lavoro irregolare «diventa in questo caso più conveniente». Ecco perché occorrerebbe «rendere inefficiente l'incentivo del lavoro nero e spezzare gli interessi delle parti».
Del resto, è pur vero che l'impresa che opera nel sommerso, e il lavoratore in "nero", pur collocandosi in un segmento nascosto dell'economia, finiscono per entrare in contatto e interagire con l'economia "regolare" in molte occasioni. Dunque, l'economia sommersa nei paesi industrializzati finisce per convivere e per interagire a vari livelli con i meccanismi di mercato che governano il funzionamento del sistema economico.
La dimensione media delle imprese è certamente un altro degli elementi che spingono verso il sommerso. Non è un caso che proprio in paesi quali l'Italia, la Spagna e la Grecia in cui la crescita dimensionale delle aziende è più lenta, il fenomeno abbia acquisito maggiore rilevanza. Roberta Zizza («Metodologia di stima dell'economia sommersa: un'applicazione al caso italiano». Temi di discussione, Banca d'Italia, dicembre 2002) rileva come siano essenzialmente tre i comportamenti che concorrono alla formazione del sommerso economico: l'occultamento di tutta la filiera di produzione, la sottodichiarazione del fatturato, la sovradichiarazione dei costi.
In un paese con un'evasione da record mondiale, elementi non secondari sono costituiti poi dalla mancata condanna sociale dei fanomeni evasivi. Interessante, a questo riguardo, quanto rilevato da una ricerca dell'Eurobarometro dell'ottobre 2007. Nei 27 paesi Ue, più di metà della popolazione (55%) ritiene che «il rischio di essere scoperti nel mettere in atto un lavoro non dichiarato sia piuttosto scarso o molto scarso». In media, in giro per l'Europa vi è la convinzione che un cittadino su quattro-cinque eserciti un lavoro non dichiarato. In una comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 24 ottobre 2007, si sostiene che il lavoro sommerso costituisce ancora oggi «uno dei maggiori freni alla crescita e all'occupazione in Europa. Riduce gli introiti fiscali e minaccia il finanziamento della sicurezza sociale».